Page 14 - Brochure Vivindia
P. 14




ABITI TIPICI



“Il Sari”
Il sari è il classico abito femminile indiano, reso particolare e ricco dai ricami in argento od oro, conosciuto ed ammirato nella
sua variante in mussolina già al tempo degli antichi Romani. Il sari è una pezza di stoffa in seta o cotone lungo circa 5 metri e _
che può essere alto da 1 a 1,40 metri; si regge sulla vita infilando il bordo superiore nella cintura della sottogonna. La
rimanente parte della pezza viene passata sulle gambe, quindi sul dorso e morbidamente drappeggiata dalla vita al seno da
destra a sinistra. Oltre alla sottogonna, l'altro indumento indispensabile è il choli, una camicetta che copre il seno, lasciando
scoperta la vita. Questo indumento, oltre alla sua versatilità in fatto di movimenti (può essere utilizzato per guidare l'automobile,
lavorare, fare addirittura sport, viaggiare) garantisce sempre una buona protezione dal sole , dal vento e dall'umidità. Facile da
lavare e altrettanto da stirare, comodissimo da riporre non che bello per il suo effetto sulla persona: ecco perchè il sari è
riuscito a sopravvivere nella nostra epoca. "Componenti" fondamentali nella creazione del sari sono i tessuti particolari, gli
accostamenti dei colori, le variazioni nell'accostamento dei colori, i disegni sia sulla pezza intera che sulla bordura laterale.
La prima fase per la sua creazione è la tessitura (meccanica o a mano) in filo naturale
o sintetico, seguita dalla tintura e dalla stampa o il ricamo. Il sari può essere una vera
opera d'arte, addirittura ogni lingua indiana ha un suo vocabolario per quello che
riguarda la sua creazione. Le varianti dei disegni e della tessitura sono talmente
particolari e differenti che ogni donna indiana sa riconoscere che sari si trova di
fronte: ormai per tutto il paese si trovano varietà provenienti da tutte le regioni. Anche
in India ci sono varianti per tutte le occasioni: per lavorare o per sbrigare le faccende
se ne userà uno in cotone o seta stampata; per una riunione, uno in broccato o
ricamato con zari. Ancora più preziosi sono i sari provenienti dall'Orissa e dall'Andhra
Pradesh detti anche ikat che sviluppano disegni floreali, di animali e forme
geometriche intrecciate in vari colori, e per la complessità del lavoro (tutto viene
tessuto al telaio a mano) sono insieme ai famosi sambalpuri (sari di seta cruda)
riservati alle cerimonie. altrettanto favolosi sono i sari di Varanasi, di Kanchipuram e
di Bangalore, sempre di seta pesante, che possono essere decorati con disegni in oro
o argento, arrivando ad essere dei preziosi broccati che ricordano, nella loro
ricchezza, i vestiti nei mosaici di Bisanzio.
Sono poi molto particolari
i sari del Bengala, i
baluchari, che presentano
decorazioni di richiamo
epico, soprattutto dal
Ramayana, solamente sul
bordo e sul pallù,
rendendoli simili a degli
arazzi medievali.







“Il Salvar-Kamiz”
Questo vestito è di derivazione araba, infatti proviene con tutta probabilità dai
gruppi che si spostarono dall'Arabia e dalla Mongolia tra il VIII e il XVI sec.
Con Salvar si intendono i
pantaloni, che partono dalla
vita, stringendosi a mano a
mano fino alle caviglie; su di
essi si indossa il Kamiz, che
inizialmente copriva tutto il
corpo: questo ha una scollatura
arrotondata,a punta o quadrata,
è tagliato dritto o a trapezio,
con la parte finale più larga. Nei
primi decenni del secolo veniva
indossato solo dalle bambine e
dalle ragazze, ma ultimamente
si sta diffondendo molto, anche
per la sua eleganza e praticità
sotto tutti i punti.



Il Kurta
E' la camicia indiana da uomo, e a differenza del Kamiz la scollatura è sempre
tonda e la svasatura è minima. Anch'esso molto pratico e comodo. Sono
generalmente abbottonati sul petto, con gradevoli ricami geometrici lungo i
bottoni, il collo e il bordo delle maniche.
   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19